Il progetto H1:5 celebra i più importanti architetti del razionalismo comasco degli anni ’20/‘30 attraverso oggetti in dimensioni reali e miniature in scala che riproducono fedelmente le tecniche di costruzione, i materiali e le scelte di colore dei pezzi originali. Un tributo al design italiano che, a partire da Giuseppe Terragni, celebrerà l’eccellenza dei maestri che hanno fatto la storia, esaltando l’amore per lo stile e per la cultura del bello senza tempo.
Il Razionalismo come una corrente architettonica è collocabile all’interno di un vasto movimento internazionale che, pur essendo dichiaratamente al di sopra di ogni particolarità legata al gusto nazionale, ha visto nascere diverse correnti locali che si sono sviluppate all’interno di un paese o addirittura di un territorio con delle caratteristiche proprie e uniche. Il progetto H 1:5 si rivolge alle opere di alcuni dei più importanti architetti del Razionalismo Comasco degli anni ’20/’30. Si tratta di una scelta naturale e consapevole, se pensiamo al territorio comasco come a un tessuto realizzato nel tempo con dei “fili” di varie epoche. I fili del razionalismo sono tessuti dentro a questa terra come in una tela con dei gioielli incastonati qua e là, presenti nella vita quotidiana, non conservate allo stato museale. Si tengono riunioni attorno al Grande Tavolo di Giuseppe Terragni nell’ex Casa del Fascio a Como, le barche attraccano all’ex sede dell’Associazione Motonautica Italiana Lario progettata da Pietro Lingeri a Tremezzo, i bambini al mattino vanno alla Scuola dell’infanzia “Antonio Sant’Elia”. Il progetto H 1:5 celebra i maestri che hanno contribuito alla creazione di questo tessuto culturale unico nel suo genere.
L’azienda che nasce e cresce all’interno di questo territorio ha un onore e vantaggio di far parte di questa realtà e contribuire alla conservazione ma anche all’evoluzione del nostro comune bagaglio culturale.
La prima fase del progetto H1:5 è studio. L’assimilare con rispetto e gratitudine cio’ che i grandi maestri del razionalismo comasco ci hanno lasciato in eredità. Analizziamo scrupolosamente i pezzi originali, recuperiamo gli studi fatti dai maestri negli archivi, analizziamo i pezzi veri: fotofissiamo, facciamo rilievo, osserviamo, quando possibile, all’interno dell’architettura per la quale erano progettati. Tutto questo è possibile fare solo qui, nel territorio comasco.
La seconda fase del progetto è interpretazione. Che si tratti di un mobile al vero o di uno modellino in scala 1:5, occorre capire come realizzarlo in modo strutturalmente e storicamente corretto ma consapevoli del fatto che cultura nel senso vasto e tecnologia in particolare sono organismi in continua evoluzione e impiegare nel terzo millennio alcune tecniche originali del 1920 sarebbe come se i maestri stessi impiegassero quelli del 1800. L’approccio che talvolta si usa nelle ricostruzioni storiche dei reperti museali ma non nella vita reale ne’ in un qualsiasi processo produttivo. Nella fase dell’interpretazione per un Inedito studiamo un modo migliore di realizzare il progetto originale con le tecniche di oggi. Per un modellino studiamo il modo migliore di riprodurre la sua costruzione originale.
La terza fase è sintesi. Accompagniamo ogni pezzo con del materiale che ne racconta la storia cosicché ogni elemento porta con se lo sfondo culturale ad esso appartenente. Nel momento in cui il pezzo viene acquistato la sua storia si arricchisce con quella del proprietario che a sua volta contribuisce anch’esso al continuo tessere del tessuto culturale. Se il pezzo rimane sul territorio rinforza il tessuto culturale del posto. Se viaggia lontano si creano nuovi fili verso altri posti e altre culture locali.